lunedì 10 novembre 2003

Che l'ultima ruota del carro si sia messa a girare?
Se non fosse stato sufficiente lo straordinario +7,2% del PIL USA nel 3° trimestre dell'anno, ha ulteriormente chiarito la situazione anche il segnale provenuto dal mercato del lavoro: anche l'occupazione (o, se si vuole, il suo lato oscuro, la disoccupazione) è in miglioramento.
Già da qualche settimana figurava in discesa il dato relativo ai nuovi sussidi di disoccupazione (-43mila nell'ultima rilevazione, a 348mila, per una media mensile di 380mila), venerdì è giunta la conferma di una disoccupazione in calo (dal 6,1% al 6%) e della creazione di nuovi posti di lavoro (126mila, quasi il doppio delle attese, e con anche una forte revisione al rialzo del dato di settembre, da 57mila a 125mila).
Passano in secondo piano, allora, gli altri indicatori congiunturali pur positivi (ISM e ordini all'industria), e l'attenzione si sposta all'evoluzione della politica monetaria della Fed, mentre il Segretario del Tesoro John Snow si dimostra ottimista dichiarando che ormai è partito un nuovo ciclo congiunturale espansivo.
Mentre, come dicevo, si cerca di prevedere il comportamento della Fed, la prima riunione della BCE nell'era Trichet (successore di Duisemberg dal 1° novembre) si è conclusa con un nulla di fatto sul fronte tassi, mentre è stato posto l'accento sul rischio di un'inflazione più elevata del previsto ancora a lungo (intanto ad ottobre si conferma il 2,1% di settembre), e sul problema del rispetto del Patto di Stabilità e Crescita da parte dei Paesi membri. Sul fronte dati, invece, la lettura di ottobre degli indici PMI è stata positiva (51,3 per il manifatturiero, da 50,1, e 56 per i servizi, da 53,6), mentre dalla Germania i segnali sono stati contrastanti (gli ordini all'industria sono cresciuti dello 0,9% in settembre, ma nello stesso mese la produzione industriale si è contratta dello 0,5%, dopo il crollo del 3,7% di agosto).
In tema di tassi ufficiali, da segnalare il rialzo di 25 b.p. da parte della Reserve Bank of Australia e soprattutto della Bank of England, che sembrano inaugurare l'avvio di un ciclo restrittivo di fronte ad un nuovo scenario di crescita dell'economia e dell'inflazione (per la BoE la preoccupazione ufficiale, comunque, è stata quella di un nuovo boom in fieri del mercato immobiliare).
Le ripercussioni sui mercati finanziari sono stati da copione: borse in ulteriore ascesa (Wall Street ed alcune piazze europee ritoccano i massimi annuali) e calo dei bond, mentre il dollaro è riuscito a recuperare ulteriore terreno, soprattutto nei confronti dell'euro (sotto 1,15).
Non vi sono motivi, a mio giudizio, perché i trend dell'ultima settimana non debbano confermarsi nelle prossime. Se infatti, anche il mercato del lavoro USA comincerà a contribuire alla ripresa congiunturale, le Borse continueranno a salire (per l'S&P 500 segnalo i supporti 990/1018 e la forte resistenza a 1068, pari al 38% del ritracciamento dai massimi del marzo 2001), così come i rendimenti obbligazionari, sia a breve (soprattutto quando la Fed cambierà politica), sia a lunga (attese di inflazione e finanziamento del debito pubblico).






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